venerdì 11 aprile 2008

TRA INCUDINE e MARTELLO (Part.III)

Eccoci ancora qui a recensire un album, questa volta parliamo dei Conception, band nata in Norvegia alla fine degli anni 80. Il gruppo in questione, anche se poco conosciuti, negli anni ‘90 furono fra i più interessanti “esploratori” di un metal classico molto ricercato, dove non mancavano digressioni armoniche e parti vocali mai stereotipate ma innovative.
Dopo lo scioglimento della band avvenuto nel 1997 gli stessi musicisti si sono riciclati in altri progetti, non tutti però fortunati.
L’album di cui tratteremo è anche l’ultimo lavoro discografico della band, intitolato FLOW.
Come accennato l’album spazia in vari ambiti, infatti la ricerca sonora e la sperimentazione è il punto cardine del cd.
Si parte subito con la bellissima ‘Gethsemane’, dove un intro di tastiere e batteria ci conduce, insieme alla voce di Khan (si proprio l’attuale cantante dei Kamelot), in un mondo etereo interrotto solamente da un ritornello azzeccato che si stampa subito nella mente dell’ascoltatore.
Glia altri pezzi dell’album, partendo dalla ipnotica “Angel (Come Walk With Me)”, dove la sezione ritmica risulta particolarmente azzeccata, sia per quanto concerne la potenza e compattezza, passando dall’elettronica di “Reach Out”, alla melodica e ruffiana title track, per giungere a “Cardinal Sin” è un susseguirsi si sperimentazioni. Innovazioni sonore, dove la musica diviene un contenitore caleidoscopico di suoni, voci, cori e riff, variazioni al tema metal, che più di dieci anni fa fecero storcere il naso a molti, ma oggi ancora estremamente attuali.
Si potrebbe quindi pensare di trovarci ad ascoltare un cd molto vario senza capo ne coda, ne un obiettivo delineato, invece è tutto il contrario, infatti l’identità musicale del gruppo rimane intatta in tutti i brani e il trademark Conception è riconoscibile immediatamente, anche grazie al timbro del bravissimo vocalist e alla maestria cristallina di Tore Østby, chitarrista poliedrico anche senza esagerare in virtuosismi funambolici sulla sei corde.
Concludendo possiamo tranquillamente affermare che l’album risulta fresco e piacevole all’ascolto pur essendo passata già una decade dalla sua uscita. Ragazzi ascoltatelo e fatemi sapere, ma le mie recensioni fanno cosi schifo che nessuno commenta? Comunque alla prossima.

2 commenti:

Teo ha detto...

Non mollare, qui siamo un po' pigri... e poi il metal non va per la maggiore... prova a recensire i Tokyo Hotel, secondo me ci sarebbe più partecipazione!

Teo ha detto...

Comunque è l'album che preferisco dei Conception, quelllo della maturità... infatti poi si sono sciolti!!!
PS: ho provato a cercarlo su Ebay, ma non si trova l'occasione...